martedì 3 settembre 2013

IL PD E I POTERI
di Marcello Delfino



I rapporti con l'altro potere - quella parte di potere economico-finanziario volto più a controllare che a stimolare la concorrenza, indirizzato più alla rendita ed alla speculazione che al lavoro - che in questa città fa riferimento a quella parte della politica interessata soprattutto agli affari, rappresentano uno degli aspetti più significativi e forse non sufficientemente dibattuti che il Partito Democratico spezzino deve approfondire per la sua azione politica diretta e per il suo ruolo di regia e di coordinamento nei confronti dei diversi Enti, istituzionali e non, con i quali, a fronte del consenso ricevuto, ha il dovere di interloquire.
L’occasione del prossimo congresso non andrà dunque perduta se si vuole ancorare la presenza del PD sul territorio ad una direzione di marcia che punta con trasparenza e determinazione all’interesse collettivo ed alla rinascita di un tessuto imprenditoriale più cosciente e consapevole della funzione sociale dell’impresa e delle attività produttive in generale.

Non si tratta di fare del facile moralismo. Si tratta - da una parte – di creare le condizioni per favorire l’insediamento di sempre nuove risorse capaci di ricostruire, sul territorio, con quello di positivo che già c'è, una imprenditoria innovatrice, libera e trasparente, magari impegnata a realizzare nuovi modelli di sviluppo,  e – dall’altra – di individuare la maniera più utile agli interessi generali per gestire i rapporti con gli attuali attori in campo da cui far discendere i conseguenti comportamenti che dovranno essere finalizzati soprattutto a beneficio delle comunità che in larghissima parte siamo chiamati a governare in questa provincia ed alle quali dovremo rispondere per averne confermati fiducia e mandati.
La realtà con la quale oggi dobbiamo fare i conti non può prescindere dalla constatazione che chi, nel nostro territorio, gestisce gran parte del “sistema” si riconosce nel partito di Berlusconi, quale che sia e che sarà poco importa, con un inequivocabile riferimento a chi, in quel partito, non rappresenta certo il “meno peggio”.
Basta pensare alle recenti confusioni di ruoli che, in quell’area politica, si sono andate a determinare fra incarichi di partito e responsabilità imprenditoriali, commistioni che hanno fatto cadere anche quel velo di pudore che, fino ad oggi, aveva preteso di tenere sotto traccia le logiche tipiche della “politica degli affari”.
Non può, dunque, il PD, allontanare oltre dalla sua discussione il tema di come porsi di fronte a questo aspetto del panorama economico finanziario, al di là dei rapporti istituzionali che, se dovuti, non possono però prescindere dalla consapevolezza derivante dalle riflessioni e dai conseguenti giudizi che si è comunque tenuti a dare.
Se si avesse a che fare con chi opera, oltre che per il proprio legittimo interesse, anche per la crescita e lo sviluppo, non si dovrebbero avere riserve mentali a collaborare, pur nelle diversità di ruoli, per perseguire e conseguire obiettivi utili alle nostre comunità.
Sembra, tuttavia, difficile poter dare un tale giudizio di questo “sistema”, tutto dedito a conservare e consolidare il proprio potere anche in concorrenza con le istituzioni, a ricercare il proprio interesse e quello dei propri sodali attraverso operazioni mai trasparenti, compattato da forze più o meno sommerse che, superate le suggestioni storiche, in questa città, come altrove, altro non sono che la riproposizione di comitati di affari.
Ed allora il PD deve rivendicare il suo essere “altro” rispetto a tutto ciò.
Anche a costo di scontentare chiunque si sentisse magari di far parte di questa casta,  favorendone nel concreto la tendenza ad autopepetuarsi attraverso il ricorso ad ogni escamotage finalizzato ad ottenere permanenze interminabili negli incarichi, in evidente controtendenza con lo spirito delle nuove normative che prevedono, ad ogni livello, meccanismi di alternanza per garantire trasparenza e disinteresse.
Si dovranno informare i rapporti con tale sistema solo in quanto si sarà capaci di trarne conseguenze positive per le comunità che si amministrano, senza indulgenze verso chi ha fortemente penalizzato il nostro territorio, salvo poi lamentarne la insufficiente crescita dando la colpa alla politica, visto che la politica, su questo territorio, viene identificata nel PD.


                                                                                                          Marcello Delfino

1 commento:

  1. Caro Marcello, prima di tutto grazie per aver superato la tua pigrizia...: si dice così quando uno è stuffo?
    Il tuo articolo è convincente e proverei ad andare avanti con alcune mini definizioni e precisamente:
    - conflitto di interessi;
    - numero di mandati;
    - altro.
    Conflitto di interessi: storicamente la presenza di rappresentanti di banche in aziende industriali o di servizi in organi direttivi e viceversa, cioè rappresentanti di aziende in organi direttivi bancari ha provocato e provoca danni reali all'economia di un territorio.
    Nella nostra città i principali esponenti di aziende operanti nei settori chiave dell'economia cittadina - autostrade, porto, meccanica, ecc. -siedono negli organi direttivi della banca Cittadina: ottima posizione per indirizzare l'erogazione del credito verso chi si ha voglia e condizionare forniture e fornitori.Dalla vicenda Signani non mi pare sia rimasto alcun insegnamento.
    - numero di mandati: deve valere una norma analoga a quella che faticosamente si è data il PD,
    - Altro: possibile che ai consiglieri di amministrazione non venga chiesto di scegliere di partecipare al massimo in 3/4 aziende su tutto il teritori nazionale?
    Rinaldo Rapallini

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