Il Governo Letta non era in grado
di risolvere i problemi dell’Italia. Occorreva cambiare. Sono stato un suo
oppositore fin dall’inizio, nessun rimpianto. Ma sono rimasto molto colpito dal
modo in cui il cambiamento è avvenuto. Una crisi di governo è stata aperta e
chiusa nella Direzione di un partito, mentre il Presidente del Consiglio
sfiduciato, già vicesegretario di quel partito, assisteva alla sua liquidazione
politica in televisione dal suo studio di Palazzo Chigi. Di più: Renzi ha
liquidato Letta senza nessuna spiegazione politica, sociale, economica,
personale. Se non quella che Alberto Asor Rosa ha definito “l’energizzazione
vitalistica del processo”: Renzi sarebbe cioè più “energico”, “vitale” e, come
si dice oggi, “veloce”, anzi “smart”, di Letta. Si potrebbe aggiungere: più
“spettacolare”. Ho guardato a Renzi, nei mesi scorsi, sperando di trovare in
lui quella libertà capace di scardinare le liturgie della vecchia nomenclatura.
Mi ero illuso: ha resuscitato Berlusconi confezionando insieme a lui una legge
elettorale molto simile al Porcellum, dimenticandosi della sentenza della Corte
costituzionale, oltre che del conflitto di interessi; si appresta a entrare a
Palazzo Chigi senza passare per il voto, con la stessa identica maggioranza che
aveva Letta, e senza, per ora, un programma (Renzi ha parlato alla Direzione
del Pd di “legislatura costituente”, ma il suo discorso è stato di una povertà
impressionante); ha cacciato Letta in modo brutale, come non avevo mai visto
fare. E’ una vicenda che spinge a ragionare sulla crisi sempre più profonda della
democrazia rappresentativa. Ma anche sulla crisi sempre più profonda della
buona educazione. “Questo gruppo dirigente dei Ds è il più maleducato
d’Europa”, disse Peppino Caldarola, già direttore de L’Unità e allora deputato
Ds, nel “Breviario” di Antonello Caporale su Repubblica (27 aprile 2007). Me lo
ricordo bene perché stavo concludendo il mio mandato da Sindaco e per lasciare
la politica “tradizionale”: meglio di così non si potrebbe dire, pensai. Ma con
il Pd e con l’atto di Renzi abbiamo oltrepassato ogni soglia. Da una frattura
così violenta cosa può venire di buono? Sarò all’antica, ma la democrazia è
fatta anche di “forme” senza le quali essa degenera e finisce. Ed è fatta anche
di rispetto delle persone. Sta prendendo il potere una generazione certamente
“veloce”, intelligente e dinamica, ma anche fredda, astuta, perfida, spietata.
Libera dai legami del passato: non esiste più la solidarietà del partito
“comunità”, ma solo il rapporto personale. Quel che conta è l’identificazione
con il leader: non si è più “democratici”, ma solo “renziani” (oppure
“antirenziani”). Ha ragione Pippo Civati, che ha commentato la Direzione del Pd con
queste parole: “Siamo a metà tra Shining e il peggio della Prima Repubblica”.
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