domenica 30 giugno 2013

IL GRILLO CANTA SEMPRE AL TRAMONTO
di Giorgio Pagano

Luigi Grillo, ex senatore del Pdl e neo vicepresidente di Termomeccanica, ha convocato nel suo ufficio al Canaletto i Sindaci del centrodestra (a proposito, c’era anche Matteo Cozzani, neosindaco di Portovenere: ma la sua non era “La Lista Civica”?!?) per discutere il Piano di Riassetto di Acam.  Nulla di male, naturalmente.
Peccato che, come è noto, Termomeccanica abbia da sempre un interesse per Acam; e che molti politici, di entrambi gli schieramenti, periodicamente spingano per questo “matrimonio”. Anche di recente il presidente Papi ha risposto “Perché no?” (Il Secolo XIX, 7 aprile 2013). In passato il forte legame tra Papi e settori trasversali della politica cittadina non favorì una disamina vera, fatta cioè di studi industriali ed economici, della possibile alleanza. Si era pro o contro per motivi esclusivamente politici, e non si andò mai a “vedere” sul serio. Oggi la scelta di un vicepresidente così connotato non fa che confermare e rafforzare l’andazzo di questi anni. Eppure Papi non perde occasione di criticare, sulla vicenda Acam, “il sistema dei partiti”. Accusa generica, che non distingue, ma incontrovertibile. Dal “sistema”, su Acam, fui sconfitto, e anche per questo, finito il mio mandato di Sindaco, ne uscii in modo “radicale”, scegliendo altre, e meno comode, strade di impegno politico e civile. Siamo ormai al tramonto di questo “sistema”, ma Papi, che pure lo critica, c’è dentro fino al collo. E, come sempre, c’è un Grillo che canta al tramonto.

Giorgio Pagano

2 commenti:

  1. Beh, tanto per migliorare un po'i collegamenti tra affari e politica il Sen Grillo (come già ricordato vicepresidente di Termomeccanica) è stato nominato Commissario del PDL spezzino. W il rinnovamento! Comunque con la sua nomina e con l'annunciato ritorno a Forza Italia avremo tutti il brivido di rivivere negli anni 90. Magari Jovanotti ricompone "Serenata rap" e Bill Clinton, anzi che Hillary come si vocifera, ritorna a fare il Presidente degli USA! Quanto al tramonto del "sistema dei partiti" io non credo e non spero che i partiti possano tramontare, perché di forme di partiti veri - per quanto rinnovate - avremmo un gran bisogno per rialzarci! Sennò sì che sono i sistemi, come quello in questione, a governarci. Non pensa?

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  2. Sono d’accordo: oggi questo sistema dei partiti è al tramonto, ma l’obbiettivo è quello di un nuovo sistema dei partiti. Rimando, sul punto, al mio “C’è un futuro per i partiti?”, leggibile in www.cittadellaspezia.com o in www.associazioneculturalemediterraneo.com (rubrica “Luci della città”). Il tema è arduo. E’ il tema di fondo al quale sono riconducibili tutte le discussioni sulla situazione politico-costituzionale del Paese. Se, infatti, i partiti sono marci e irrimediabilmente degenerati, bisogna solo ridurre al minimo la loro capacità di nuocere: con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e la sospensione del controllo politico (parlamentare e sociale) del governo tra un’elezione e l’altra, cioè con la radicale modifica della Costituzione. Se questa degenerazione, invece, non è ancora totalmente compiuta, bisogna difendere l’impianto parlamentare della Costituzione e impegnarsi per il cambiamento dei partiti. Il punto è: quale cambiamento? Un mondo è finito: quello della politica di massa della democrazia repubblicana nelle forme in cui l’abbiamo conosciuta finora. La risposta al presidenzialismo non è il ritorno a un passato che non può tornare ma una nuova espansione della democrazia e della politica di massa, un rinnovamento profondo della politica e dei partiti. Tre direttrici del cambiamento mi sembrano chiare: superare ogni intreccio tra i partiti e le istituzioni, tra i partiti e lo Stato; superare ogni intreccio tra i partiti, le istituzioni e l’economia, tra i partiti, le istituzioni e gli affari; intrecciare invece la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta e deliberativa, con nuove forme di partecipazione politica. Ho privilegiato, per molti anni, la dimensione associativa e civica: non me ne so staccare perché ne vedo tutta la vitalità, ma sono sempre stato consapevole che questa dimensione non basta. Anche per questo mi sono riavvicinato a un partito, la piccola Sel, nata con l’ambizione di cambiare la sinistra. Mi confronto ogni giorno con le difficoltà di questo progetto, a livello nazionale e locale. Il Pd, anche a Spezia e in Liguria, è molto intrecciato con lo Stato e con l’economia, e ha poco a cuore la partecipazione. E Sel ha i suoi difetti. Ma guai a rassegnarsi, se non vogliamo finire come la Repubblica di Weimar, dove la crisi e l’irrilevanza dei partiti condussero all’ascesa di un terribile dispotismo.

    Giorgio Pagano

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