I rapporti con l'altro potere -
quella parte di potere economico-finanziario volto più a controllare che a
stimolare la concorrenza, indirizzato più alla rendita ed alla speculazione che
al lavoro - che in questa città fa riferimento a quella parte della politica
interessata soprattutto agli affari, rappresentano uno degli aspetti più
significativi e forse non sufficientemente dibattuti che il Partito Democratico
spezzino deve approfondire per la sua azione politica diretta e per il suo ruolo
di regia e di coordinamento nei confronti dei diversi Enti, istituzionali e
non, con i quali, a fronte del consenso ricevuto, ha il dovere di interloquire.
L’occasione del prossimo
congresso non andrà dunque perduta se si vuole ancorare la presenza del PD sul
territorio ad una direzione di marcia che punta con trasparenza e
determinazione all’interesse collettivo ed alla rinascita di un tessuto
imprenditoriale più cosciente e consapevole della funzione sociale dell’impresa
e delle attività produttive in generale.
Non si tratta di fare del
facile moralismo. Si tratta - da una parte – di creare le condizioni per
favorire l’insediamento di sempre nuove risorse capaci di ricostruire, sul
territorio, con quello di positivo che già c'è, una imprenditoria innovatrice,
libera e trasparente, magari impegnata a realizzare nuovi modelli di
sviluppo, e – dall’altra – di
individuare la maniera più utile agli interessi generali per gestire i rapporti
con gli attuali attori in campo da cui far discendere i conseguenti comportamenti
che dovranno essere finalizzati soprattutto a beneficio delle comunità che in
larghissima parte siamo chiamati a governare in questa provincia ed alle quali
dovremo rispondere per averne confermati fiducia e mandati.
La realtà con la quale oggi
dobbiamo fare i conti non può prescindere dalla constatazione che chi, nel
nostro territorio, gestisce gran parte del “sistema” si riconosce nel partito
di Berlusconi, quale che sia e che sarà poco importa, con un inequivocabile
riferimento a chi, in quel partito, non rappresenta certo il “meno peggio”.
Basta pensare alle recenti
confusioni di ruoli che, in quell’area politica, si sono andate a determinare
fra incarichi di partito e responsabilità imprenditoriali, commistioni che
hanno fatto cadere anche quel velo di pudore che, fino ad oggi, aveva preteso
di tenere sotto traccia le logiche tipiche della “politica degli affari”.
Non può, dunque, il PD,
allontanare oltre dalla sua discussione il tema di come porsi di fronte a
questo aspetto del panorama economico finanziario, al di là dei rapporti
istituzionali che, se dovuti, non possono però prescindere dalla consapevolezza
derivante dalle riflessioni e dai conseguenti giudizi che si è comunque tenuti
a dare.
Se si avesse a che fare con
chi opera, oltre che per il proprio legittimo interesse, anche per la crescita
e lo sviluppo, non si dovrebbero avere riserve mentali a collaborare, pur nelle
diversità di ruoli, per perseguire e conseguire obiettivi utili alle nostre
comunità.
Sembra, tuttavia, difficile
poter dare un tale giudizio di questo “sistema”, tutto dedito a conservare e
consolidare il proprio potere anche in concorrenza con le istituzioni, a
ricercare il proprio interesse e quello dei propri sodali attraverso operazioni
mai trasparenti, compattato da forze più o meno sommerse che, superate le
suggestioni storiche, in questa città, come altrove, altro non sono che la
riproposizione di comitati di affari.
Ed allora il PD deve
rivendicare il suo essere “altro” rispetto a tutto ciò.
Anche a costo di scontentare
chiunque si sentisse magari di far parte di questa casta, favorendone nel concreto la tendenza ad
autopepetuarsi attraverso il ricorso ad ogni escamotage finalizzato ad ottenere
permanenze interminabili negli incarichi, in evidente controtendenza con lo
spirito delle nuove normative che prevedono, ad ogni livello, meccanismi di
alternanza per garantire trasparenza e disinteresse.
Si dovranno informare i
rapporti con tale sistema solo in quanto si sarà capaci di trarne conseguenze
positive per le comunità che si amministrano, senza indulgenze verso chi ha
fortemente penalizzato il nostro territorio, salvo poi lamentarne la
insufficiente crescita dando la colpa alla politica, visto che la politica, su
questo territorio, viene identificata nel PD.
Marcello
Delfino
Caro Marcello, prima di tutto grazie per aver superato la tua pigrizia...: si dice così quando uno è stuffo?
RispondiEliminaIl tuo articolo è convincente e proverei ad andare avanti con alcune mini definizioni e precisamente:
- conflitto di interessi;
- numero di mandati;
- altro.
Conflitto di interessi: storicamente la presenza di rappresentanti di banche in aziende industriali o di servizi in organi direttivi e viceversa, cioè rappresentanti di aziende in organi direttivi bancari ha provocato e provoca danni reali all'economia di un territorio.
Nella nostra città i principali esponenti di aziende operanti nei settori chiave dell'economia cittadina - autostrade, porto, meccanica, ecc. -siedono negli organi direttivi della banca Cittadina: ottima posizione per indirizzare l'erogazione del credito verso chi si ha voglia e condizionare forniture e fornitori.Dalla vicenda Signani non mi pare sia rimasto alcun insegnamento.
- numero di mandati: deve valere una norma analoga a quella che faticosamente si è data il PD,
- Altro: possibile che ai consiglieri di amministrazione non venga chiesto di scegliere di partecipare al massimo in 3/4 aziende su tutto il teritori nazionale?
Rinaldo Rapallini