Ho
avuto qualche esitazione, dovuta al particolare clima politico spezzino di
questi giorni, a scrivere una nota sulla complessa vicenda dell'istituzione del liceo musicale. Ma le
sollecitazioni, sempre più insistenti,
ad ottenere una qualche riflessione e qualche necessario chiarimento
sull'argomento, da parte di alcuni amici mi inducono ad accantonare la
prudenza. Loro sanno che negli ultimi anni ho prestato un pò di attenzione a
questi temi; qundi il sommarsi di un personale
interesse culturale e i diversi
amichevoli inviti a trattare l'argomento mi ha fatto accantonare le pur
comprensibili cautele.
Ad
evitare equivoci io non contrasto la prospettiva di completare l'ordinamento
scolastico in campo musicale. So bene infatti che nei territori dotati di un
Conservatorio è normalmente presente anche un Liceo musicale ad esso
propedeutico. Si comprenderà quindi che le mie riserve non nascono
dall'antitesi musicale sì – musicale no. Io sono a favore dell'istituzione di
questo segmento mancante nell'ordinamento scolastico ad indirizzo musicale.
I
dubbi, per non dire le contrarietà, nascono sul come avviare il liceo musicale
e a che prezzo e con quale ricaduta
sulla diffusione della cultura musicale nella nostra provincia. E' possibile
che tutte le incomprensioni che gravano sulla vicenda nascano da equivoci e da
carenze di dialogo.
Si
converrà comunque che il modo con cui è stata presentata e prospettata tale
novità non ha certo dissipato dubbi e preoccupazioni, anzi ha finito per
infittirle.
Ho
ricevuto qualche mail e qualche nota da
parte di amici che seguono con attenzione il problema. Non sempre le posizioni
sono del tutto coincidenti , ma un tratto comune di fondo l'hanno. E con esso sono d'accordo.
Il
rischio che anch'io condivido e vedo è che l'istituzione del liceo musicale
vada a prosciugare quel tanto di offerta didattica musicale di cui è dotata la
città. Questo è il punto. Ed è la sostanza della critica che su questo
argomento si sta diffondendo.
Riporto le testimonianze che mi sono giunte in
questi giorni. Una mia amica di sempre mi scrive:"Caro Sandro, si stanno
tutti attivando!! Senza cognizione di causa..Bisogna pur far qualcosa per
impedire che s'impoverisca l'offerta didattica delle scuole medie ad indirizzo
musicale! Sono dieci scuole... che forniscono un'ottima formazione musicale. Si
tratta di diverse centinaia di ragazzi e di molti docenti. Ben venga il liceo
musicale ma senza le cosiddette "razionalizzazioni" che altro non
sono che pesanti "tagli". "
Un
altro amico mi scrive trasmettendomi una nota più estesa che fa perno sullo
stesso punto e di cui trascrivo alcuni passi centrali: "Siamo sicuri di
fare il bene della cultura musicale restringendola alla sola ventina di alunni di una prima liceo
musicale o sarebbe molto meglio pensare a progetti musicali di più vasto
respiro, che coinvolgano un'utenza ben più vasta e proveniente quindi da più
scuole superiori spezzine?....E siamo sicuri che in tempi di vacche magre come
i nostri l'istituzione di un liceo musicale sia indolore per il resto della
scuola spezzina, visto che per attivare questo nuovo liceo, dovrebbero essere
fortemente sguarniti gli organici di musica nella scuola media di ogni ordine
ed indirizzo, ottenendo quindi un risultato contradditorio: da un lato si
afferma di voler rafforzare la cultura musicale perchè si apre un indirizzo
dedicato ad essa e dall'altro si impoverisce il servizio concretamente
esistente per chi fa già musica."
Si
getterebbero così sul lastrico della disoccupazione alcune decine di insegnanti
precari di musica oggi occupati nella scuola? Occorre riflettere anche su
questo aspetto non proprio marginale se si vuole evitare che vengano a suonare
il Requiem di Mozart, dedicato alla musica, sotto le finestre dei Palazzi
istituzionali.
Del
resto il rischio che si possa andare in questa direzione lo fa intendere lo
stesso Commissario Fiasella che prende per buona la tesi davvero singolare
secondo la quale " ci sono troppi docenti di musica alle medie". Io
penso invece che sia vero il contrario e non sono il solo a pensarla così
avendo letto un documento assai critico
sulle modalità con cui si è congegnata l'ipotesi del musicale e sull' assenza
di una reale partecipazione, neppure avviata tra gli addetti ai lavori. Mi
riferisco al documento firmato da quindici presidi o dirigenti scolastici che
da più di un mese hanno preso posizione con una nota assi critica non contro
l'istituzione di un liceo musicale ma contro il rischio di un ulteriore
impoverimento dell'offerta strutturale,
didattica e culturale nelle medie superiori e primarie.
E
così la pensano soprattutto alcuni tra i più grandi interpreti della musica a livello
mondiale. Se la memoria non tradisce, quasi un anno fa furono ospitati in
contemporanea al programma televisivo di Fazio – in una serata indimenticabile-
due tra i più grandi Maestri: Claudio Abbado e Daniel Barenboin che assieme
constatavano come nel Paese del Bel Canto e dal passato musicale secondo a
nessuno (ci sarà pure una ragione se la lingua della musica e sugli spartiti è
storicamente l'italiano) sia assolutamente da tempo sottovalutata, per non dire
trascurata, la diffusione della cultura musicale e del suo esercizio di massa.
Non solo loro: basta leggere il bel libro del Maestro Zubin Mehta "La partitura della mia
vita" ed in particolare il capitolo "Portare la musica alla
gente" per capire quale politica scolastica e musicale occorra perseguire,
pur nei limiti e nelle ristrettezze di
tempi "di vacche magre" e di altre più drammatiche priorità.
A
detta di alcuni pare comunque sia possibile ottenere l'insperato regalo del
Ministero a favore della istituzione del Liceo musicale. Bene. Si faccia però
chiarezza , senza fumisterie, ambiguità e giri di parole, che tale gradita
eventualità non scalfirà minimamente nè i livelli occupazionali di quanti già
oggi insegnano musica, nè intaccherà l'offerta didattica nelle medie nè infine
quanto scuole di ogni ordine e grado , pur tra tagli e difficoltà di vario
genere, hanno già prodotto. Se queste garanzie saranno seriamente e
puntualmente rese, tutti potranno apprezzare che non è una operazione a perdere o ad impoverire quanto
già c'è.
Sandro Bertagna
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