I contributi di
Rinaldo Rapallini e di Sandro Bertagna sulla questione dell’Autorizzazione
Integrata Ambientale (AIA) alla centrale Enel ospitati dal blog sono di grande
interesse, e pongono obbiettivi condivisibili: “fare diminuire il consumo di
carbone ed aumentare il consumo di gas
naturale” per abbattere gli inquinanti (Rapallini); contrastare “la
politica della stipa” e “porre il problema della dismissione del gruppo a
carbone” (Bertagna).
La richiesta di
questa Autorizzazione risale al 2007 (ero alla scadenza del mio secondo mandato
da Sindaco): per ben 6 anni la centrale ha continuato a funzionare senza alcuna
limitazione, se non l’osservazione della norma. Lo scorso 7 giugno, finalmente,
si è tenuta la Conferenza
dei Servizi per la discussione del documento del gruppo istruttorio
propedeutico al rilascio dell’AIA. Il documento è stato approvato: ora la
decisione definitiva spetta al Ministero dell’Ambiente.
Quanto approvato
dalla Conferenza è purtroppo lontano da quanto Rapallini e Bertagna, e con loro
molte associazioni e anche qualche forza politica, auspicavano. Nella centrale
permarrà una produzione elettrica prevalente con l'uso del carbone e dell'olio
-i peggiori combustibili dal punto di vista dell'impatto sanitario, ambientale
e climatico- per altri 8 anni (ciò perché la centrale è certificata EMAS, e ai
5 anni dell’Autorizzazione vanno aggiunti i 3 derivanti da questa
certificazione ambientale).
Il percorso da seguire, secondo quanto finora
approvato, è diviso in due tempi:
per i primi tre
anni di esercizio della centrale i livelli di concentrazione delle emissioni
saranno sostanzialmente uguali a quelli previsti dalla legge (con una riduzione
per le sole polveri, comunque lontana
dalle indicazioni delle "migliori tecnologie disponibili" prescritte
dall'Unione europea);
dal quarto anno,
per i successivi cinque anni, i valori
di concentrazione dovranno essere inferiori al nuovo limite di legge di
un solo 10%, anche se dal 2016 il dimezzamento dei valori sarà imposto dalla
nuova direttiva europea (e quindi dovrà essere necessariamente rispettato); la
temperatura dello scarico idrico prevede come prescrizione il mero rispetto dei
limiti tabellari del testo unico ambientale (d.lgs 152/99); le polveri
dimezzeranno ma solo per osservazione della legge e non per prescrizioni più
restrittive.
È stato inoltre
deciso che l’AIA dovrà avere una valutazione annuale sul rispetto dei parametri
imposti. E’ stato proposto un osservatorio di controllo per valutare se queste
prescrizioni saranno osservate. La
Regione ha proposto un modello tipo quello già in vigore
nella centrale di Vado Ligure: un fatto
senz’altro positivo, anche se il modello è perfettibile, perché manca nell’osservatorio la rappresentanza delle
associazioni e dei cittadini.
Il Comune della
Spezia, infine, ha proposto di continuare la collaborazione con l’ISS (Istituto
Superiore di Sanità) ma solo per la parte tecnica del funzionamento strutturale
della centrale (livelli delle emissioni e monitoraggi) e non per le indagini
sanitarie. Indagini che invece dovrebbero essere proseguite e approfondite,
mirandole in particolare a verificare l’incidenza delle malattie legate
all’asma e alla miocardite, soprattutto sui bambini.
Io penso che si
possano e debbano imporre limiti più severi, tenendo conto non solo delle leggi
vigenti, ma anche della direttiva europea che entrerà in vigore nel 2016, che
dovrebbe essere anticipata in considerazione della particolarità della
situazione spezzina (la centrale è nel perimetro urbano). E credo che sia
maturo porre la questione della dismissione della centrale in tempi certi. Ne
ero convinto già nel 2007, quando si pose il tema dell’AIA. E fu questo un
punto forte del programma con cui Massimo Federici fu eletto Sindaco nel 2007.
L’AIA dovrebbe quindi stabilire l’esatta tempistica di questo processo,
prevedendo prima di tutto la chiusura del gruppo a carbone entro i primi tre
anni e poi la chiusura definitiva dell’impianto nei successivi cinque. E’ un obbiettivo
possibile? Certamente: il Ministro dell’Ambiente può modificare in tal senso
l’AIA approvata dalla Conferenza dei Servizi.
Non mi pare una posizione antitetica a quella
dell’Amministrazione Comunale. Il fatto che essa non abbia chiesto investimenti
consistenti di ristrutturazione ambientale, che consoliderebbero il sito,
significa che non ha abbandonato la prospettiva della dismissione. A questo
punto, però, è bene essere conseguenti fino in fondo: battersi cioè per
impedire che la centrale rimanga ancora, per almeno 8 anni, senza funzionare in
base alle migliori tecnologie disponibili e per ottenere tempi certi per la
dismissione.
I dati, del
resto, ci confortano. Il contributo di Enel alla produzione nazionale di
energia diminuisce sempre più: rappresentava il 49,2% nel 2003, nel 2010 era
già sceso al 28,1%. Così come diminuisce la produzione lorda delle grandi
centrali termoelettriche, comprendendo tutti i combustibili, dal carbone al
gas: 238.291 GWh nel2003, 217.674 GWh nel 2011. Mentre le energie rinnovabili
salgono dai 47,571 GWh del 2003 agli 82.962 GWh del 2011. Il futuro, ce lo dimostra già la realtà
attuale, è nel risparmio energetico e nelle energie rinnovabili. Serve un nuovo
Piano energetico nazionale, non più basato sulle vecchie centrali
termoelettriche come quella spezzina e sul carbone, ma sulle rinnovabili e,
nella fase transitoria, sul gas. Che, tra l’altro, costa sempre meno. E serve
un nuovo Piano energetico regionale che vada in questa direzione e la rafforzi.
Certo, negli otto
anni di funzionamento della centrale si dovranno porre le condizioni affinché
la dismissione dell’impianto non comporti problemi occupazionali ma apra la
prospettiva di un diverso sviluppo del territorio. Enel dovrebbe impegnarsi, a
Spezia, nei settori del risparmio energetico e delle rinnovabili. Dobbiamo
soprattutto essere consapevoli che la dismissione della centrale dischiuderà
potenzialità enormi per la riqualificazione ambientale del Levante, per una
riconversione produttiva sostenibile delle aree a terra e per un nuovo utilizzo
a fini turistici degli spazi liberati sulla linea di costa. Già il solo
abbandono del carbonile, come ha scritto Sandro Bertagna, “comporterebbe la
conseguente dismissione del vastissimo compendio Enel in via Valdilocchi, prospiciente
l’Oto Melara fino a Fossamastra, che, liberato dai due enormi carbonili
asserviti all’uso termoelettrico del carbone, restituirebbe alla città una grande offerta di aree produttive
appetibilissime in quanto contemporaneamente a bocca di autostrada e di porto
commerciale”. Inoltre, prosegue Bertagna, “potrebbe essere destinato a ben
altre funzioni il grande molo che nel porto è destinato alle grandi carboniere
che riforniscono la centrale sui due lati dello stesso”. Il tema della stazione
marittima a levante, che finora non poteva nemmeno essere posto, diventerebbe
argomento di discussione concreta.
Potrebbero
prendere corpo, quindi, ipotesi sostenute quindici anni fa, poi accantonate per
indisponibilità dell’Enel. Il “Piano d’Area degli Ambiti Territoriali del
Levante cittadino” del maggio 1998, che anticipava il Piano Urbanistico
Comunale in corso di redazione, puntava infatti a risollevare le condizioni di
marginalità del Levante mediante l’interramento del carbodotto che consente
l’approvigionamento della centrale dal molo Enel: si tratta del nastro
trasportatore che corre interamente sotto viale San Bartolomeo, a raso su via
privata Enel, aereo nel tratto in cui attraversa le aree di Fossamastra. Ma
Enel, che aveva appena firmato l’accordo di ambientalizzazione del ’97, quello
del depotenziamento della centrale da 1800 MW a carbone a 1200 MW metà a
carbone e metà a gas, rifiutò ogni proposta del Comune. Ora il tema può essere
ripreso in modo ben più ampio: considerando tutta l’area dove insiste la
centrale, in caso di sua dismissione, o comunque l’area dei carbonili e del
carbodotto, in caso quantomeno di dismissione del gruppo a carbone.
La costruzione di
un nuovo modello di sviluppo della città passa anche e soprattutto da come la
città saprà affrontare questa partita. Spero che il Ministro dell’Ambiente
Andrea Orlando, che ben conosce queste problematiche, possa darci una mano.
Giorgio Pagano
Al di là dei poteri di legge, francamente non so se il Ministro nall'Ambiente potrà, dopo la conclusione della Conferenza dei Servizi, in un qualche modo riaprire unilateralmente spazi istituzionali e politici per porre la questione dell'abbandono dell'uso del carbone nella centrale termoelettica di Spezia.
RispondiEliminaForse occorreva a tal fine che qualche istituzione locale o la Regione l'avessero almeno richiesto, anche nel documento conclusivo di quella conferenza.Pare che così non sia stato, se non sbaglio.
Diventa così difficile prevedere un recupero di gioco se nessuno ti passa una palla.
Dico questo pur nella consapevolezza che neppure tutto questo sarebbe bastato per avere la sicurezza dell'ottenimento dell'obiettivo.
Nè allo stato confiderei molto sulle possibilità di avere anche nel medio periodo un nuovo piano energetico nazionale che non pare essere nell'orizzonte temporale e programmatico del governo in carica.
Conosciamo abbastanza bene Andrea Orlando: è tenace, determinato e preparato. Tuttavia ritengo sia difficile anche per il Ministro, per come ad oggi si è sviluppata la vicenda, assumere unilateralmente determinazioni fin qui non maturate, nè formalmente poste.
Penso invece che dovremmo presto ricominciare a Spezia a dare gambe di massa, oltre ed unitariamente a quanto già c'è, ed apporti politici ed istituzionali ad obiettivi di grande portata ambientale ed economica per l'intera città.
Forse così, alla scadenza del primo triennio dell'AIA ed in concomitanza con l'entrata in vigore della nuova Direttiva comunitaria, saranno maturi i presupposti per ottenere quanto chiediamo al'Enel ed al governo.
Sandro Bertagna
Con realismo Sandro Bertagna mi fa notare che, senza una spinta del Comune e/o della Regione nella direzione da noi auspicata, difficilmente il Ministro dell’Ambiente potrà modificare il parere istruttorio dell’AIA. Non c’è dubbio, è così. Lo sapevo. Se mi sono appellato a Orlando è perché non mi rassegno al fatto che oggi, sull’Enel, in questa città ci si debba “arrangiare”. L’accordo del ’97 fu positivo: ambientalizzazione e depotenziamento. Ma consolidava il sito per un quindicennio. Ora va fatto il passo successivo: dismettere il gruppo a carbone, e poi la centrale. Se non si chiede all’Enel un altro intervento di ambientalizzazione perché non si vuole consolidare ancora il sito, allora bisogna accelerare sui combustibili che inquinano meno e sulla dismissione. La via di mezzo significa, appunto, “arrangiarsi”, giorno per giorno. Mentre invece abbiamo bisogno di Politica, cioè di progettare il futuro. Il futuro dell’ambiente ma anche il futuro dell’economia della città. “Senza immaginare il futuro, senza un briciolo di utopia non c’è Politica. Ma solo “politica”. Arte di arrangiarsi”: lo ha scritto Ilvo Diamanti nei giorni scorsi su Repubblica, io sono perfettamente d’accordo.
EliminaE’ vero che una scelta come quella che propongo presuppone un Piano Energetico Nazionale, che oggi non c’è. Ma ciò non deve rappresentare un alibi. E comunque Corrado Passera, Ministro dell’Industria del Governo Monti, aveva cominciato a predisporre il Piano, presentando la Strategia Energetica Nazionale (SEN). Io non la condividevo, perché basata ancora sul carbone. Ma c’è. I Ministri del Pd che fanno? Un suo autorevole dirigente, Stefano Fassina, ha scritto nei giorni scorsi sul Manifesto: “Nel Governo Letta si possono confrontare due ideologie alternative, due linee politiche e programmatiche espressione di interessi materiali diversi”. Penso che il Ministro dell’Industria Flavio Zanonato e Andrea Orlando la pensino come lui. Bene, perché non dimostrarlo con una SEN alternativa a quella di Passera? Con una linea alla Obama, che riduce il carbone e punta sulle fonti rinnovabili e sul gas? Una scelta di questo tipo potrebbe vedere, a Spezia, la convergenza anche di Comune e Regione, oltre che dei movimenti ambientalisti.
Bertagna ha comunque ragione sul punto di fondo: sull’Enel devono crescere le lotte, e gli apporti politici e istituzionali. Qualcosa sta cambiando: mi riferisco non solo alla manifestazione di sabato, ma anche al documento e all’iniziativa di Sel, che è la seconda forza politica della maggioranza. Dobbiamo al più presto superare una situazione in cui, per dirla con Machiavelli, chi ha le idee giuste non ha la forza sufficiente per realizzarle e chi ha la forza non riesce o non è capace ad usarla. Questa situazione si supera solo se chi lotta lo fa con una proposta di governo e chi governa lo fa collegandosi alle radici profonde che esprime la società e facendo affidamento sul dialogo sociale e non sul comando monocratico.
Giorgio Pagano
Usciamo dai Blog e dai Social e confrontiamoci!
RispondiEliminaMassima disponibilità.
Comitato SpeziaViaDalCarbone
cell. 3490877308
email speziaviadalcarbone@gmail.com
Certamente,la disponibilità c'è anche da parte mia,e -sicuramente- di tutti coloro che collaborano al blog
EliminaBuone cose
Giorgio Pagano